Cagliari, 07 marzo 2025
Il ruolo di arbitri, assistenti ufficiali ed osservatori, tra gioie e sconforti.
L’arbitro amatoriale della UISP, di qualsiasi disciplina sportiva, è una figura che, purtroppo, spesso rimane invisibile per i più, nonostante il ruolo fondamentale che ricopre. Ogni volta che si prepara per una partita, c’è una serie di emozioni che accompagnano il suo cammino, fatte di ansia, passione, responsabilità e, a volte, frustrazione. La sua giornata inizia molto prima del fischio d'inizio: inizia con la preparazione della borsa tecnica. Le divise sono piegate con attenzione, il fischietto sistemato insieme al taccuino e alla gomma. Ogni oggetto, dalla monetina al doppio orologio, dalla matitina ai cartellini, è messo con cura, come se fosse il preludio di una missione. Si tratta di un rituale che, per quanto piccolo, gli dà il senso di essere pronto per una giornata che, spesso, non sarà facile.
Mentre si prepara, però, la mente dell'arbitro è già in movimento. Il viaggio verso il campo, spesse volte in solitario, è, per lui, una riflessione silenziosa, non sempre la radio, anche quando c’è, è li ad accompagnarlo. C’è quel misto di eccitazione e nervosismo: “Spero che vada tutto bene, che non ci siano polemiche.” Sa che, purtroppo, il suo ruolo lo metterà inevitabilmente sotto pressione. Anche se la partita di calcio, di basket, di pallavolo, di pallamano è di livello amatoriale, sa che ogni decisione può scatenare reazioni, talvolta esagerate, da parte di giocatori, dirigenti e tifosi. È consapevole che la sua figura non è mai popolare. Inizia il viaggio con un pensiero ricorrente: “Se tutto va bene, nessuno mi noterà. Ma se sbaglio, sarà un disastro.”
Quando arriva al campo, c'è sempre un attimo di esitazione, di riflessione. Il suo ruolo lo precede: sa che gli occhi sono puntati su di lui, che dovrà stare attento a ogni piccolo dettaglio. I giocatori si preparano, i dirigenti discutono, e lui è lì, pronto a fare ciò che la sua divisa gli impone: mantenere l'ordine, far rispettare le regole. Ma non è mai facile. Sa che, anche se gioca un ruolo fondamentale nel far sì che tutto si svolga nel rispetto delle regole, la sua presenza spesso viene vista con diffidenza, se non con ostilità. Eppure, entra in campo con la consapevolezza che senza di lui non ci sarebbe gara, non ci sarebbe competizione. La sua missione è di fare in modo che tutti possano divertirsi e competere in maniera leale.
Durante il pre-gara, l'atmosfera è carica di aspettative, l'adrenalina sale. Lui cerca di mantenere la calma, di concentrarsi su ogni singolo movimento, ogni decisione che dovrà prendere. Sa che sarà sempre sotto esame, che qualsiasi sua scelta sarà vista e analizzata con molta attenzione. L’unica cosa che può fare è agire con imparzialità, non farsi influenzare, non rilassarsi quando le cose sembrano andare bene. Quando finalmente la partita inizia, l’arbitro è nel pieno del suo ruolo: fischia, osserva, segnala. Quando tutto va liscio, senza incidenti, senza proteste, si sente soddisfatto, ma consapevole che questa tranquillità non è altro che il segno che le cose stanno andando come dovrebbero. È una soddisfazione semplice, ma importante perché aumenta la sua autostima.
Ma la vera prova arriva quando le cose non vanno secondo i piani. Quando c’è una decisione contestata, quando i giocatori si alzano in piedi, discutono animatamente, o un dirigente urla dalla panchina. L’arbitro sa che, pur avendo fatto del suo meglio, la sua valutazione potrebbe essere messa in discussione. Ogni errore, anche piccolo, diventa un’occasione per subire critiche che spesso non sono né costruttive né giuste. In quei momenti, l’arbitro si sente solo. Sa che ogni decisione sbagliata, anche se involontaria, potrebbe trasformarsi in un processo pubblico. Eppure, non si ferma. Continuerà a fischiare, a correre, a fare il suo lavoro, perché sa che non è solo per la partita di oggi che è lì. È per il bene dello sport che ama, per il rispetto delle regole che è il fondamento di ogni competizione, anche in quella amatoriale.
Quando la gara finisce, c'è sempre un mix di emozioni. Se la partita è andata bene, senza troppi intoppi, l’arbitro si sente soddisfatto. Non c’è applauso, non c’è festa, ma dentro di sé sa di aver fatto il suo lavoro con impegno. È un sentimento che non dipende dalle persone che lo circondano, ma dalla sua consapevolezza di aver garantito che tutto si sia svolto in modo corretto. Se invece la gara è stata difficile, se le contestazioni sono state forti, l’arbitro torna a casa con un peso sul cuore. Anche se sa di aver cercato di fare del suo meglio, anche se sa che quel che ha deciso è giusto, le critiche pesano e non è facile non lasciarsi influenzare da esse. Quando si lava e si prepara a tornare a casa, lo fa spesso in silenzio, riflettendo sulla partita. A volte sconsolato, altre volte entusiasta per aver superato la difficoltà e aver fatto un buon lavoro. Ma, anche in questi momenti, il cammino verso casa è solitario. Non ci sono congratulazioni, non ci sono riconoscimenti. L’arbitro torna a casa con il pensiero che il suo ruolo, pur così necessario, non sarà mai apprezzato da tutti, ma continua a farlo con passione e dedizione.
L’arbitro, l’assistente e l’osservatore della UISP non sono lì per il rimborso che, spesse volte a malapena copre le spese di viaggio, ma per la passione per lo sport e per il rispetto delle regole. Ogni fischio, ogni decisione, ogni segnalazione è fatta per garantire che il gioco si svolga correttamente, che nessuno venga danneggiato ingiustamente.
La UISP è una realtà che si fonda sulla partecipazione, sull’inclusione e sulla promozione di uno sport per tutti, in cui la competitività è sana e il risultato non è solo una questione di vittoria o sconfitta, ma di crescita. Un arbitro della UISP sa che la sua missione non è solo quella di applicare le regole in maniera formale, ma di preservare l’integrità della competizione, garantendo che nessuno si senta emarginato o sopraffatto. In questo contesto, non sono solo le decisioni sul campo a contare, ma anche la capacità di mediare, di dialogare, di far rispettare il gioco in modo equo e giusto. Eppure, nonostante questo impegno, c’è sempre quel dirigente che con enfasi mette in discussione l’importanza dell’arbitro, degli assistenti o degli osservatori “le classifiche non dovrebbero esistere, arbitri e osservatori non servono a nulla, noi siamo altra cosa”. Tali dirigenti, magari con poco o nessun contatto diretto con il lavoro degli arbitri, non solo sbagliano, ma offrono anche un colpo al cuore di chi, con tanta passione e spirito di sacrificio, si dedica a garantire che ogni partita sia vissuta nel pieno rispetto dei principi di sportività, senza queste importanti figure sportive lo sport perderebbe il suo senso più profondo.
L’arbitro della UISP non cerca applausi, ma è consapevole che senza di lui, il gioco non sarebbe lo stesso. E questo è il motivo per cui, nonostante le difficoltà, continua a fare ciò che fa, ogni volta che è chiamato alla sua missione. Perché sa che lo sport ha bisogno di regole, di rispetto e di qualcuno che le faccia rispettare, anche quando nessuno è pronto ad applaudire, anche quando è impegnato nel sociale.
Fortunatamente per smentire le affermazioni questi dirigenti che sostengono che ai nostri livelli la figura dell’arbitro non sarebbe necessaria, è importante fare riferimento allo Statuto UISP. Lo statuto e i regolamenti UISP chiariscono che il compito dell’ente è quello di promuovere e organizzare attività sportive in modo che tutti possano partecipare in un contesto di equità, rispetto e regole chiare. Le competizioni, anche quelle amatoriali, sono un elemento chiave per la crescita sportiva e sociale, e la presenza di arbitri, assistenti e osservatori è fondamentale per il buon esito di tali manifestazioni. L'art. 2 dello Statuto della UISP stabilisce che la UISP si occupa della promozione dello sport per tutti, favorendo la partecipazione a qualsiasi livello, ma sempre attraverso un sistema di regole che deve essere rigorosamente rispettato. In questo contesto, la figura dell’arbitro non è solo un “giudice” delle partite, ma un operatore fondamentale che contribuisce a garantire che il principio di uguaglianza e giustizia venga applicato in ogni contesto competitivo, anche quando la competizione è amatoriale.
Inoltre, è il regolamento della UISP che prevede la necessità di classifiche anche nei campionati amatoriali, laddove si svolgano competizioni in cui il risultato possa avere rilevanza per la partecipazione a eventi superiori, per esempio, le finali regionali o nazionali. Le classifiche e la valutazione delle performance, quindi, sono un aspetto che non solo fa parte del gioco, ma che permette anche di promuovere un sano spirito di competizione, essenziale per il miglioramento individuale e collettivo.
La missione dell'arbitro della UISP è quella di assicurare che ogni partita si svolga nel massimo rispetto delle regole e della sportività, seppur poco apprezzati, sono essenziali per mantenere l'integrità e l'equità in ogni evento sportivo. E a chi, nei dirigenti, critica la necessità di un arbitraggio e delle classifiche, lo statuto UISP risponde chiaramente che tali figure sono imprescindibili per il corretto svolgimento dell'attività sportiva, anche nelle competizioni amatoriali.
[da Cagliari, Pietro Casu Responsabile Settore Comunicazione UISP Cagliari]
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